Ennesima morte sul lavoro: una mattanza che ha delle cause e delle responsabilità
Nella serata di ieri, 18 novembre, si è consumata l’ennesima tragedia del lavoro.
Fatmir Isufi, operaio di origine albanese di 51 anni, dipendente di un’azienda bresciana che lavorava all’interno dell’Impianto SMAT di corso Unità d’ Italia a Torino, è stato travolto ed ucciso da una gru che è improvvisamente crollata.
Si tratta dell’ennesima morte sul lavoro: una catena infinita di vite spezzate.
Una mattanza che ha delle cause e delle responsabilità. Perché nel nostro paese non si investe sulla cultura della sicurezza, i controlli sono ridotti al lumicino, la catena infinita di appalti e sub-appalti de-resposabilizza il committente, il lavoro irregolare prolifera.
Dobbiamo smettere con la retorica della tragica fatalità, perché le responsabilità della politica – incapace di intervenire con serietà per arrestare questa scia di sangue – sono evidenti.
Solo prevenendo, creando cultura della sicurezza e aumentando i controlli e quindi le risorse economiche dedicate, si può combattere realmente questa piaga, che sino ad oggi invece è stata – nei fatti – non solo consentita ma anche incentivata da scelte politiche che guardano solo al profitto anziché alla tutela della vita dei lavoratori.