Cgil Torino e Filt sul cambio al vertice di GTT
Il cambiamento al vertice della amministratrice delegata di GTT, che troverà conferma nel prossimo Consiglio di Amministrazione, non costituisce per la CGIL un elemento di particolare fibrillazione.
Il sindacato risponde alle lavoratrici ed ai lavoratori e non insegue gli amministratori delegati. E’ necessario un progetto di discontinuità.
La CGIL di Torino e la la Filt Cgil ritengono che nella gestione dell’impresa siano rimasti irrisolte criticità e contraddizioni significative. Tali criticità riguardano la condizione di lavoro e la qualità del servizio.
In questi anni sono rimaste senza risposta le domande che riguardavano interventi ed investimenti per colmare lacune di disservizio che hanno un impatto sulla condizione materiale degli utenti, con il rischio di creare una profonda distanza tra l’utenza e la più importante azienda pubblica del territorio. In diversi casi, attraverso accordi (non rispettati), la Cgil ha sollevato problematiche ed indicato un percorso per poter intervenire attraverso la contrattazione collettiva. Per chiarire, la contrattazione collettiva è il modo attraverso il quale le competenze e le professionalità del personale contribuiscono a migliorare il lavoro e il servizio.
Assistiamo invece da anni ad un peggioramento delle condizioni di lavoro (turni, ritmi di lavoro, retribuzioni inadeguate e carenze occupazionali) accompagnate da evidenti sacche di disservizio.
Ma le criticità hanno precise responsabilità, specie nella divisione del trasporto pubblico locale dove un management intermedio, inamovibile che non risponde né al personale, né agli utenti e nonostante l’evidente inadeguatezza continua, nonostante l’avvicendarsi di amministratori delegati, ad occupare ruoli apicali con evidenti limiti ed in assenza di uno sguardo strategico sullo sviluppo dell’azienda.
L’inadeguatezza di una porzione del management apicale e intermedio ha un costo. Questo costo viene saldato dalle lavoratrici, dai lavoratori e dagli utenti. Anche di questo si deve occupare la direzione di un’azienda.
Infine è necessario avviare un piano industriale capace di rappresentare una prospettiva di sviluppo che operi sull’organizzazione delle unità produttive ma si ponga anche l’ambizione di intervenire sulla trasformazione complessiva dell’infrastruttura del trasporto pubblico torinese, a partire dall’obsolescenza della sua rete.
Il lavoro si difende e si valorizza con piani industriali e investimenti. Il resto riguarda la sopravvivenza più o meno presentabile di circuiti di privilegi.
Nelle prossime settimane la Cgil e la Filt avvieranno una iniziativa pubblica per saldare le richieste di chi ci lavora con i bisogni dell’utenza, nel quadro di una proposta complessiva di intervento sul trasporto pubblico locale, a partire dalla stessa struttura di organizzazione del lavoro e della produzione di GTT.
Auspichiamo che il prossimo management apicale sia in grado di intervenire su questi nodi, avviando un confronto per superare criticità che minacciano la stessa sopravvivenza dell’azienda, il suo futuro e le garanzie per gli stessi lavoratori.