LA RELAZIONE DI GABRIELLA SEMERARO ALL’ATTIVO INTERCATEGORIALE

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LA RELAZIONE DI GABRIELLA SEMERARO ALL’ATTIVO INTERCATEGORIALE

Vi proponiamo la relazione di Gabriella Semeraro, Segretaria Generale della CGIL Torino –  tenuta oggi all’attivo intercategoriale CGIL e Uil, per motivare le ragioni dello sciopero del prossimo 17 e 24 novembre.


 

Care compagne, cari compagni, care amiche cari amici

Un grazie non scontato a tutte e tutti per essere qui oggi a questo assemblea molto partecipata

In queste ore stiamo vivendo un duro attacco in merito all’esercizio del diritto allo sciopero sancito dalla Costituzione

La decisione assunta dalla Commissione di garanzia di revocare lo sciopero del 17 novembre nel settore aereo e dell’igiene ambientale e ridurre gli orari degli scioperi del trasporto pubblico locale, dei vigili del Fuoco e del trasporto ferroviario perché mancano i requisiti dello sciopero general, conferma l’idea che ha questo Governo di bloccare qualsiasi forma democratica di dissenso.

In momenti di crisi come quello che stiamo vivendo, la proclamazione di uno sciopero, che per i lavoratori significa rinunciare ad un giorno si paga, dovrebbe essere percepita dal governo come uno stimolo a fare meglio ed invece continuiamo ad assistere ad un abuso nel limitare le azioni di sciopero precettando o comunque impedendo ai lavoratori di mobilitarsi.

Da settembre ad oggi sono stati autorizzati 3 scioperi di 24 ore nei trasporti proclamati da sigle non confederali e quindi di limitata rappresentanza generale nel mondo del lavoro.

C’è un attacco politico contro il sindacato Confederale contro il mondo del lavoro contro la democrazia. Un fatto gravissimo, mai successo prima che arriva da un governo che ha paura di chi la pensa diversamente.

E noi la pensiamo diversamente da loro partendo da questa la legge di bilancio che risulta inadeguata e inefficace per rispondere alla gravissima difficoltà economica e sociale in cui versa il Paese.

Con questa manovra il governo nazionale si accanisce contro le persone povere e fragili e si mostra invece debole, o accondiscendente, verso gli evasori, non affronta l’emergenza salariale, non interviene strutturalmente sull’aumento dei prezzi dell’energia e sull’inflazione.

Con la flat tax aumenta l’iniquità del sistema fiscale, riduce le risorse necessarie per la sanità, la scuola e il trasporto pubblico, interviene sull’indicizzazione delle pensioni compiendo una vera rapina ai danni dei pensionati.

Abbiamo presentato unitariamente piattaforme sulla sicurezza, sulle pensioni, sulla precarietà e la povertà e loro hanno eliminato il RdC e previsto una maggiore liberalizzazione dei contratti a termine.

I tavoli ad oggi convocati risultano finti. Questo Governo non riconosce il ruolo di rappresentanza e la funzione confederale del Sindacato e cerca sponda convocando organizzazioni sindacali senza alcuna rappresentanza ma solo firmatarie di contratti pirata.

E’ evidente che per questo Governo la dimensione del sindacato è solo di tipo corporativo.

Ma oggi siamo qua e nella mia relazione illustrerò i temi della manovra che riteniamo insufficienti per questo Paese e che ci hanno convinto a proclamare per la giornata del 17 novembre su tutto il territorio nazionale 8 ore di sciopero o intero turno delle lavoratrici e deii lavoratori delle categorie del trasporto, di tutto il pubblico impiego, della conoscenza, delle poste, degli appalti di servizi mensa, multiservizi e vigilanza. A Torino è previsto un Presidio in Piazza Castello dalle ore 10

Venerdì 24 novembre, le 8 ore o l’intero turno di sciopero riguarderà tutte le altre lavoratrici e lavoratori delle Regioni del Nord. A Torino è stato organizzato un corteo con partenza Porta Susa e arrivo Piazza Castello

PREVIDENZA

l capitolo previdenziale della manovra ha qualcosa di clamoroso.

Le forze di maggioranza avevano promesso di cancellare la legge Monti/Fornero e invece la confermano e addirittura la peggiorano.

Vengono neutralizzate, di fatto, le già insufficienti misure di flessibilità in uscita: con i nuovi requisiti più restrittivi, quota 103 e ape sociale riguarderanno nel complesso nemmeno 10.000 persone, mentre opzione donna, ulteriormente peggiorata con l’incremento di un anno dell’età anagrafica, rimarrà concretamente inutilizzata.

Si tagliano i futuri assegni di molti lavoratori pubblici attraverso una revisione retroattiva delle aliquote di rendimento creando una iniquità tra lavoratori pubblici e lavoratori privati.

Viene confermato il taglio all’indicizzazione delle pensioni in essere; sostanzialmente, stabilendo dal 2024 il pieno ritorno dei 67 anni di vecchiaia, dei 42 anni e 10 mesi di anticipata e dei 71 anni per giovani e donne nel sistema contributivo le fasce più deboli di questa società.

Dal 2025, con la riattivazione dell’adeguamento dell’attesa di vita, anche i 42 anni e 10 mesi rischiano di non essere più sufficienti.

E’ evidente che questo Governo cerca di far cassa con le pensioni penalizzando giovani e donne.

 

LAVORO

Avevano proposto, a partire da questa legge finanziaria, l’avvio di riforme costruite con il mondo del lavoro, ispirate dai criteri della solidarietà, della giustizia sociale, fondate sulla qualità e la stabilità del lavoro, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e su politiche industriali capaci di prospettare un nuovo futuro per il Paese.

Nulla di questo è stato fatto.

Pensiamo che il tema del lavoro stabile debba tornare al centro delle scelte politiche del Paese a iniziare dai giovani e dalle donne.

Su questo tema la manovra non rifinanzia per il 2024 gli unici strumenti a disposizione per assunzioni di qualità, quali gli incentivi per assunzioni di giovani under 36 anni e di donne.

Per le donne non è più previsto uno specifico strumento per incentivare l’entrata nel mercato del lavoro. La manovra ha previsto una deduzione del 130% alle imprese che assumono donne con figli a tempo indeterminato. E chi non ha figli?

Per questo Governo il contributo alla società delle donne si misura dal numero di figli che fanno.

Nel nostro Paese, resta aperta una questione salariale, causata dalla perdita di circa il 20% del potere d’acquisto di salari e pensioni.

Nella Legge di Bilancio, non vi sia alcuna risposta alla drammatica emergenza salariale che a fronte di un’inflazione da profitti, oltre la media europea in termini cumulati, ha già falcidiato e continua ad erodere il potere d’acquisto di milioni di lavoratori e pensionati,

Noi diciamo che questa perdita va recuperata con il rinnovo dei contratti partendo da quelli pubblici.

Sull’emergenza salariale avevano annunciato “100 euro in più nelle buste paga”, Le persone che noi rappresentiamo non avranno nessun beneficio

Nessuna detassazione per i rinnovi contrattuali dei settori privati e risorse insufficienti per il settore pubblico.

SANITA’

Lo stanziamento previsto per la sanità pubblica è totalmente insufficiente a salvaguardare il SSN, ad eliminare le liste d’attesa, a stabilizzare i precari e per fare nuove assunzioni.

Viene confermato il tetto di spesa per il personale (spesa 2004, meno l’1,4% salvo deroghe parziali); mentre, l’unico tetto di spesa che viene superato è quello fissato per le strutture private convenzionate che da 280 mln passerà nel 2024 a ben 1,12 mld in più nel 2026.

Con questa scelta, la sanità pubblica rischia di essere ulteriormente indebolita non c’è un piano di investimento straordinario per garantire i diritti costituzionali.

SCUOLA

Questo Governo ha più volte annunciato di voler valorizzare il personale della scuola, il personale in generale della conoscenza.

Il testo della legge di Bilancio non risponde alle necessità delle lavoratrici e dei lavoratori della conoscenza.

Gli stanziamenti dei fondi previsti per il rinnovo del Ccnl Istruzione e Ricerca sono del tutto inadeguati e nonostante l’inflazione cumulata in un triennio pari al 18%, gli aumenti salariali a fine triennio contrattuale si attesteranno al 5,80%.

Stiamo parlando di salari tra i più bassi rispetto al pubblico impiego e tra i più bassi rispetto gli insegnanti europei.

Tenuto conto che, se non si arriva a breve al rinnovo dei contratti le lavoratrici e i lavoratori si vedranno scadere anche il secondo triennio.

Altra questione il precariato anche quest’anno scolastico si è aperto con un numero più alto dei 200mila.

Il sistema dell’istruzione ha un lavoratore precario su 5 è un sistema che non può stare in piedi tanto che la metà di questi incarichi riguarda il sostegno a bambini con disabilità.

Quindi il tema precariato su cui non si accenna nulla se non per i concorsi per noi è la priorità per dare dignità a questo settore.

Il 17 novembre in piazza esprimeremo tutta la nostra contrarietà ad una privatizzazione di pezzi del sistema pubblico di Istruzione e ricerca, a partire dalla riforma della filiera tecnica e professionale, e dalle proposte di piena parificazione del sistema pubblico e statale al sistema privato, sulla base  della libertà di scelta delle famiglie.

L’art 34 della Costituzione va garantito e applicato interamente. La scuola è aperta a tutti; la scuola obbligatoria è gratuita; i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

Infine, chiediamo lo stralcio del DDL Calderoli sull’autonomia differenziata. Un progetto che intende realizzare una Italia frammentata divisa in tante piccole Patrie.

Un diritto fondamentale come quello all’istruzione, che dovrebbe avere in se un elemento di coesione nazionale con questo disegno di legge si fa un operazione diversa si crea una situazione per cui le regioni scelgono e decidono.

Il rischio è di trovarci un sistema diverso da regione a regione sia rispetto le norme generali dell’istruzione sia del rapporto di dipendenza del personale.

Noi non possiamo permetterci questo va riaffermata un’altra idea di Repubblica e di società tenendo insieme la questione istituzionale democratica quindi l’unità, la coesione la rappresentanza e la partecipazione con la questione sociale quindi l’uguaglianza i diritti sociali lavoro e salario.

WELFARE

Povertà, disagio sociale, emarginazione e disuguaglianze sono in aumento come non mai, ma la manovra taglia strutturalmente le risorse agli enti locali e non ne stanzia per finanziare strumenti universali di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito.

Le misure di sostegno contro il caro energia sono insufficienti, dimezzate e limitati al solo primo trimestre 2024 ed a breve si profila la fine del mercato tutelato.

Questa scelta, in piena crisi energetica, spingerà milioni di famiglie fragili verso il mercato libero aumentando la povertà.

FISCO

L’esonero parziale dei contributi non prevede lo stanziamento di risorse aggiuntive rispetto a quelle già in essere ed è valido solo per il 2024, quando avevamo chiesto che venisse reso strutturale per dare stabilità a lavoratori e lavoratrici.

Tale misura viene inoltre finanziata a deficit, scaricandone l’onere sulle spalle delle future generazioni, mentre le entrate potevano essere recuperate da un potenziamento dell’imposta sugli extraprofitti e da una tassa sulle transazioni finanziarie.

La riduzione dell’Irpef a tre aliquote determina un incremento netto in busta paga di entità modesta e insufficiente a recuperare il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, diminuito di circa il 20%.

La lotta all’evasione fiscale, priorità ed emergenza del nostro Paese, resta solo accennata: dopo i 14 condoni in un anno l’approccio sembra rimanere quello di un fisco forte con i deboli e remissivo con i forti.

Nessun intervento nei confronti degli extraprofitti, e nessuna indicazione per una vera lotta all’evasione fiscale la grande malattia di questo Paese.

POLITICHE INDUSTRIALI

Il vuoto della Legge di Bilancio in materia di politiche industriale è molto grave: in un momento storico chiave per le molteplici transizioni che stanno impattando sull’intera industria europea, gli interventi di politica industriale dovrebbero rappresentare il cuore di una manovra economica.

Invece il Governo taglia gli investimenti pubblici ordinari, e aumenta i ritardi e le incognite sull’attuazione del PNRR.

Sono totalmente assenti interventi puntuali e specifici sull’industria, soprattutto in comparti chiave come l’acciaio, automotive, la chimica di base e sulla transizione green, così come investimenti strutturali per sostenere i prezzi del gas in favore delle industrie energivore.

Vengono rilanciate persino le privatizzazioni (ossia la svendita di quote delle partecipate pubbliche): 22 miliardi nel triennio per far cassa.

Manca del tutto una visione strategica che dia all’industria italiana un ruolo nel rinnovato contesto geopolitico.

Nessun investimento per creare lavoro, affrontare le tante crisi aziendali aperte.

Si continua, invece, con la delega in bianco al mercato, attraverso incentivi automatici e generalizzati al sistema delle imprese che non incidono sui meccanismi di produttività, sulla dimensione aziendale e sulla distribuzione primaria del reddito.

E con la privatizzazione della Tim questo Governo intende regalare a soggetti esterni infrastrutture fondamentali come la rete per far cassa

 

SALUTE E SICUREZZA

Non si investe in salute e sicurezza nonostante le 1090 morti sul lavoro nell’anno 2022.

Niente si dice sul potenziamento dell’organico dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro; zero risorse per l’attività di formazione e orientamento nelle scuole sul tema di salute e sicurezza.

Anzi, con il sottofinanziamento della Sanità si corre concretamente il rischio che le Regioni definanziano ulteriormente le attività in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

POLITICHE ABITATIVE

La manovra si dimentica completamente il tema della casa che è demandato esclusivamente al solo rifinanziamento del fondo di garanzia per la prima casa. Non ci sono norme per contrastare le emergenze abitative a seguito dello sblocco degli sfratti, non ci sono aiuti per il “caro affitti” e il “caro mutui”, non ci sono risorse per affrontare i nodi strutturali del diritto all’abitare.

Quanto all’emergenza abitativa degli studenti universitari  non sono previste risorse aggiuntive per borse di studio e sostegni per gli affitti agli studenti fuori sede.

TRASPORTO PUBBLICO LOCALE

La manovra non prevede per il prossimo anno un aumento delle risorse dedicate al settore e le risorse ordinarie stanziate in Bilancio non sono sufficienti neanche a far fronte al “caro carburante”.

Il rischio è un nuovo aumento dei biglietti e degli abbonamenti

Non è stato nemmeno rifinanziato il cosiddetto “bonus trasporti” per il 2024 che ha la finalità di incentivare e sostenere, in un contesto di crisi economica e di incremento dei prezzi, l’utilizzo del trasporto pubblico regionale e locale da parte delle famiglie.

NON AUTOSUFFICIENZA

Nella Legge di Bilancio, non vengono previste risorse aggiuntive, strutturali e adeguate alla legge delega sulla Non Autosufficienza, né per l’implementazione dei decreti attuativi che dovranno vedere la luce entro il

Lo stanziamento per il Fondo per la disabilità gravissima si qualifica insufficiente, non solo per mettere a terra i progetti del PNRR, ma soprattutto per la presa in carico dei servizi sociosanitari per realizzare il piano di assistenza individuale, per soddisfare i bisogni di assistenza e cura e sostenere la continuità delle cure a domicilio ai 3,1 milioni di persone non autosufficienti.

La scelta di questo Governo evidenzia quindi una mancata programmazione che mette a rischio l’intero impianto della riforma e una maggiore armonizzazione delle prestazioni dei LEPS e dei LEA

Per questi motivi diciamo “Adesso Basta” per opporci a queste ripetute ingiustizie e adesso basta è l’esclamazione che aprirà la nostra mobilitazione.

Dobbiamo continuare a fare le assemblee nei posti di lavoro dobbiamo trasmettere le nostre ragioni perché il nostro obiettivo è ricostruire l’unità del mondo del lavoro come diritto di chi lavora.

 

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