“Per il lavoro ci metto la firma”: al via la campagna referendaria della CGIL
“Per il lavoro ci metto la firma”
Al via questa sera la campagna referendaria della CGIL
Banchetto di raccolta firme in Piazza Castello angolo via Garibaldi dalle ore 21.00
A Torino, partirà questa sera 24 aprile – al termine della fiaccolata per celebrare la festa della Liberazione dal Nazi-Fascismo – la campagna referendaria nazionale lanciata dalla CGIL sul tema del lavoro.
Dal titolo “Per il lavoro ci metto la firma” ha l’obiettivo di raccogliere 500mila firme in 3 mesi.
Quattro i quesiti che il sindacato propone alle cittadine e ai cittadini, per modificare leggi sbagliare che hanno reso il lavoro precario, povero, mal pagato, insicuro.
La prima proposta mira a eliminare i meccanismi legislativi contenuti nel “Jobs Act” che, sul fronte dei licenziamenti delle lavoratrici e dei lavoratori, ha concesso ai datori di lavoro grande libertà di manovra.
La Cgil punta a cancellare le norme che permettono licenziamenti ingiustificati ed illegittimi, senza l’obbligo di reintegrare il lavoratore se assunto dopo il 2015.
Le seconda affronta il tema del tetto massimo di indennizzo, pari a 6 mensilità, di cui ha diritto un lavoratore licenziato in modo ingiustificato, se assunto in un’azienda con meno di 15 dipendenti. L’obiettivo è quello di superare questa norma stabilendo che sia un giudice a stimare il valore della compensazione economica.
Nel terzo quesito referendario si affronta il tema dell’estrema precarietà dei contratti. La modifica proposta vuole abrogare l’articolo 19 del decreto legislativo 81/2015 che consente di stipulare contratti a temine senza indicarne il motivo. Un’azione necessaria per frenare il dilagare di contratti a tempo determinato, senza sicurezze, limitando il loro utilizzo a causali specifiche e temporanee.
L’ultimo quesito invece, affronta il tema della sicurezza, proponendo di modificare le leggi che governano il sistema degli appalti. Oggi, se un’azienda cede in appalto una sua attività a un’altra e questa a un’altra ancora, chi ha affidato il lavoro a terzi non è responsabile in solido in caso di infortunio o di malattia professionale del lavoratore. Allo stato attuale, il lavoratore non ha diritto di chiedere il risarcimento del danno all’azienda committente.
Introdurre la responsabilità in solido alle imprese che cedono tutta parte dell’attività a terzi, renderebbe il sistema degli appalti più sicuro.
Quattro proposte per rendere il lavoro tutelato, stabile, dignitoso, sicuro.
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