8 ottobre 2019

L’assemblea generale della CdLM di Torino riunita l’8 ottobre 2019 esprime un forte dissenso rispetto alla risoluzione approvata il 19 settembre scorso dal Parlamento europeo in cui, di fatto, si equipara il nazifascismo al comunismo.

 

L’assemblea condivide le molte voci di dissenso autorevoli che si sono sollevate in questi giorni a partire da quella della Presidenza dell’ANPI che giustamente ricorda come non si possono accomunare “oppressi e oppressori, vittime e carnefici, invasori e liberatori”.

 

Ma soprattutto non si possono mettere sullo stesso piano culture che si proponevano la liberazione dell’uomo, da culture che invece trovavano legittimazione nella sopraffazione, nel primato della razza, nell’annientamento scientifico di gruppi etnici e sociali considerati inferiori.

 

La storia democratica di questo paese e la storia della CGIL hanno avuto in dirigenti come Di Vittorio e Trentin, e in milioni di militanti comunisti, riferimenti importanti che non possono essere in alcun modo equiparati all’esperienza criminale del fascismo. Dirigenti e militanti che hanno affermato il valore della democrazia come valore universale anche di fronte alle esperienze autoritarie del socialismo reale.

 

Sono molteplici i segnali di preoccupazione; in questi mesi si sono susseguiti episodi di intolleranza e violenza ad opera di gruppi politici che si ispirano esplicitamente all’ideologia del fascismo nei confronti di migranti, donne, studenti. Episodi che hanno anche coinvolto le istituzioni del nostro territorio, con il portavoce dell’assessore regionale a “welfare, famiglia e bambini” che non ha avuto alcuna remora nel pubblicizzare le sue simpatie e la sua “passione” per il ventennio fascista. Il suo allontanamento dopo questi episodi sottolinea la necessità di marcare in modo inequivocabile l’incompatibilità di culture e soggetti rispetto alle istituzioni democratiche, nate dalla Resistenza.

 

Per questo chiediamo alla CGIL nazionale di prendere una netta posizione sulla risoluzione e di farsi promotrice nella CES di un’azione per chiedere una revisione della presa di posizione della UE.