SCORPORO DEL REGINA MARGHERITA DALLA CITTÀ DELLA SALUTE: UN’OPERAZIONE DI POTERE

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SCORPORO DEL REGINA MARGHERITA DALLA CITTÀ DELLA SALUTE: UN’OPERAZIONE DI POTERE

Riteniamo che lo scorporo del Regina Margherita dalla Città della salute sia esclusivamente un’operazione di Potere.
Le osservazioni dell’Assessore Icardi, che sottolineano che tale manovra determinerebbe una valorizzazione dell’eccellenza dell’Ospedale Regina Margherita, sono basate sul nulla.
Anche gli esempi riportati dall’Assessore relativamente a realtà di rilevanti Strutture Pediatriche, come quelle presenti al Gaslini ed al Meyer, sono erronei in quanto, in entrambe le realtà, è attivo un dipartimento materno infantile e le strutture pediatriche sono inserite in un contesto integrato con altre realtà regionali e/o all’interno di  grandi Aziende ospedaliero/universitarie multidisciplinari.

Senza dimenticare che nessun dei grandi ospedali pediatrici in Italia è accorpato con un ospedale di ginecologia ed ostetricia, da riferimento per la patologie delle donne.
La programmazione di tale manovra di “separazione” non si fonda su criteri e progetti gestionali già codificati ed elaborati che permettano un’autonomia tecnico-organizzativa per questa nuova realtà. Questa scelta, peraltro, viene presa in un contesto ancora privo di un Piano Sanitario Regionale, dato che questa Giunta non lo ha mai elaborato, precludendo la necessaria revisione ospedaliera e territoriale complessiva.

Allo stesso modo, il distacco del Regina Margherita viene a interrompere percorsi avviati di buone pratiche, quali la transizione, o sinergie specialistiche che possono mantenersi solo con complessi e onerosi rapporti convenzionali, in particolare per i casi ostetrici.
Ci si chiede chi sia in grado di ritenere che una modifica tanto sostanziale, di una realtà così complessa come l’organizzazione di un intero dipartimento sanitario, possa prescindere dall’essere resa attuativa da uno studio preventivo e completo di fattibilità economica, tecnico organizzativa e sanitaria.
A tutto questo si aggiunge l’ulteriore richiesta di accorpare a questa nuova azienda sanitaria una struttura che, storicamente, ha una collocazione all’interno del dipartimento materno infantile ”La Neonatologia “ .

È incomprensibile che, chi gestisce la Sanità a livello regionale e a livello sanitario e ritiene di prodigarsi per i bambini, pensi di modificare un assetto organizzativo storicamente e ovunque condiviso all’interno di una specifica organizzazione quale quella “ostetrico-ginecologico-pediatrica”.

Questa manovra, nella pratica, sarà difficilmente realizzabile.

La CGIL Torino esprime la piena contrarietà all’operazione: vigileremo sulle successive e ben più rilevanti manovre che seguiranno per garantire la qualità dell’assistenza e quella del lavoro di chi opera in queste realtà.

CGIL Torino